“Così giungemmo alla chiesa di San Vito, ha un solo altare ed esistono alcune immagini di Santi dipinte alla pareti...” (Visita pastorale di Giovanni Michele Saraceno - 1544) Lungo il bordo orientale della gravina, sembra quasi sospesa la chiesetta rupestre intitolata a San Vito martire, antico patrono di Laterza, che ha conservato quasi intatti tutti i suoi affreschi. Una facciata costruita in conci di tufo introduce all’interno, diviso in due parti da tre archi, su pianta longitudinale, un primo ambiente semi-ipogeo, il secondo completamente scavato nel banco roccioso. L'ambiente ipogeo, corrispondente al presbiterio, si presenta a pianta trapezoidale e conserva i resti di un altare alla latina addossato alla parete con labili tracce di affreschi raffiguranti San Vito, circondato da un sottarco decorato con motivi floreali. Alla sinistra campeggia l’affresco di San Cosma, con indosso una tunica verde e un mantello rosso, e in mano un’ampolla, con la palma del martirio. A destra della nicchia l’affresco di San Damiano del quale si conserva solo il capo. Fonte: https://www.viaggiareinpuglia.it/at/125/strutturarurale/2406/it/Chiesa-rupestre-di-San-Vito-Laterza-(Taranto)
CHIESA RUPESTRE madonna delle grazie
La chiesa di Santa Maria delle Grazie sorge all'esterno della città, nella zona che conserva ancora oggi il nome del suo antico toponimo "La Candelora". La chiesa si presenta come un unico vano semipogeico, articolato su due livelli: il primo scavato nel masso tufaceo, il secondo, sub-divo, edificato nel XVII secolo e voltato a botte. La facciata esterna, realizzata in conci di tufo, presenta due piccole finestre ai lati del portale d'ingresso; quest'ultimo è sormontato da una lunetta che in passato ospitava un affresco rappresentante una Madonna con Bambino, così come appare in alcune foto d'epoca. Tale lunetta oggi ospita una lamiera dipinta rappresentante una Madonna con Bambino realizzata in tempi recenti. A coronamento della facciata, sul lato sinistro, è collocato il campanile a vela. Attraversando l'ingresso e percorsa la ripida scalinata, si è all'interno dell'unica navata a pianta rettangolare. Ai lati dell'aula, in corrispondenza dell'altare centrale, ci sono due grandi e profonde nicchie voltate a botte con altari in tufo. Sull'altare della nicchia a sinistra è dipinta la Mater Domini tra San Sebastiano e San Rocco. La Vergine indossa un ampio manto azzurro riccamente panneggiato e con il braccio destro sostiene il Bambino; a destra la figura di San Sebastiano legato al tronco di un albero e trafitto da frecce, a sinistra San Rocco, con una corta tunica che lascia intravedere la piaga sulla coscia, mentre tiene in mano il bastone da pellegrino. L’altare centrale è posto in posizione avanzata rispetto alla parete di fondo; in alto è rappresentata la Vergine delle Grazie, adagiata su una nube, con San Giuseppe posto in basso a destra. Questo affresco fu rimaneggiato da D. Giuseppe Cristella nel 1689, come testimonia l’iscrizione dipinta in basso a sinistra in un cartiglio. Sulla parete sinistra del piccolo vano alle spalle dell’altare centrale, è visibile un dittico con due Madonne: entrambe sono avvolte da un manto blu e indossano una veste rossa. Quella a sinistra è una Madonna del Latte, con ambedue i seni nell’atto di dispensare sui fedeli la Grazia simboleggiata dal latte che raggiunge con zampilli le bocche del suo popolo raccolto e protetto sotto il manto. A destra una Madonna con il Bambino secondo l’iconografia orientale della Eleousa, la Vergine della tenerezza. Lo sguardo della Vergine è tenero e triste allo stesso tempo; il Bambino, quasi con un balzo le cinge il collo. Al di sotto dei due affreschi un’iscrizione datata 1535 ricorda i committenti che ne vollero la realizzazione.
LA CANTINA SPAGNOLA
Il sito non è attualmente visitabile.
Sacro e profano si intrecciano tra le pareti rocciose della Cantina Spagnola dove, sotto lo sguardo delle misteriose maschere apotropaiche, risuona ancora l'eco dei segreti incontri organizzati dai marchesi di Laterza. Tre ambienti e tre secoli di misteri. Nel cuore del complesso ipogeo delle grotte di San Pietro, la cosiddetta Cantina spagnola era ab antiquo un luogo di preghiera. Reinventata iconograficamente nel 1664, su probabile commissione dell'iberico don Francesco Perez Navarrete, è divenuta luogo di riunioni ed investiture cavalleresche.
CHIESA RUPESTRE DI SAN GIACOMO
"Poi andammo alla chiesa di San Jacobo dove sono sei altari e alcune immagini di Santi dipinte alle pareti..." (Visita pastorale di Giovanni Michele Saraceno - 1544)
La chiesa rupestre di San Giacomo, situata vicino Piazza Vittorio Emanuele, oggi si presenta come un unico ambiente in grotta, al cui interno gli affreschi conservati ci raccontano la Leggenda di San Giacomo Maggiore; questa è diventata molto popolare nel corso del Medioevo tra i pellegrini che raggiungevano la tomba del Santo a Santiago de Compostela. Le scene affrescate narrano dell'avventuroso pellegrinaggio verso Santiago de Compostela di tre pellegrini (padre, madre e figlio) che, giunti nella località di Santo Domingo de la Calzada, diventano protagonisti del "Miracolo del gallo e della gallina" ("Santo Domingo della Calzada, dove la gallina cantò dopo esser stata cotta"). Altra importante scena è quella del Giudizio Universale, una delle pochissime in ambito rupestre. Nello specifico quella della chiesa di San Giacomo riguarda il Giudizio dei Morti.