'Onde i Terrazzani fabbricano della finissima creta del paese istesso delicati e, dipinti vasi' - G.B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli in prospettiva, 1703Laterza, secolo XVII.
Mentre l’Italia è percorsa dai fasti, dai vortici di corpi, dalla ricchezza dell’arte barocca, in un piccolo centro del Regno di Napoli i maestri maiolicari laertini, plasmando l’argilla, danno vita a capolavori spesso popolati da figure che sembrano venir fuori dalle fiabe. Dalle mani di questi abili maestri prendono forma grandi piatti da parata destinati ad abbellire le residenze delle nobili famiglie del tempo; albarelli esposti sugli scaffali delle farmacie e delle spezierie del Regno; coppe, anfore e alzate, per impreziosire i banchetti e le fastose tavole dei Signori. Questi manufatti, in origine del colore della terra, si tingono di smalto bianco, candido come il latte, tavolozze intonse, sulle quali la fantasia dei maestri maiolicari prende forma attraverso il turchino del cielo del sud, il giallo-arancio del sole e il verde ramina della terra delle gravine. Cromie che mescolandosi creano un repertorio decorativo animato da personaggi della mitologia, da dame e lor cavalieri, da battaglie e scene di caccia, da paesaggi popolati da animali a tratti strani e grotteschi, sovente incorniciati da fitti ricami di margherite, tralci e girali vegetali che si intrecciano gli uni negli altri regalandoci scenari incantati.